1: la Burocrazia vi stupiremo: non è lunga e complicata come si immagina, si, sono previsti degli incontri di conoscenza e preparazione, ma il percorso è abbastanza snello e nella maggior parte dei casi non si passa dal tribunale. Negli incontri gli interessati ad accogliere avranno tutte le informazioni necessarie per fare una scelta consapevoleverranno accompagnate a comprendere per quale minore potranno essere più utili, considerando che ogni situazione è differente. Un buon abbinamento tra la coppia (o il single) e il minore, infatti, è una delle chiavi per garantire un buon esito dell’affido, in MetaCometa lo chiamiamo “miglior buon incontro”
2:l’affido non è solo per coppie Possono accogliere minori in affido persone sposate, separate, divorziate o single. l’unico vero requisito previsto dalla legge è quello della maggiore età. Ben altro ti renderà papabile per accogliere, alcune scartoffie, qualche dato di fatto, certo, ma soprattutto l’amore.
3. Se ho già dei figli non posso prendere dei bambini in affido. Nulla di più falso. Possono infatti essere genitori affidatari sia coppie o single con figli, che senza figli. Inoltre, laddove nel nucleo familiare affidatario vi sia la presenza di altri figli, non vi sono limiti sull’età di questi ultimi.
4. Se ho più di 50 anni non posso prendere un bambino in affido.
In realtà non c’è alcun limite di età per poter accogliere un bambino o un ragazzo in affido. Nessun limite eccetto, come già detto, quello di essere maggiorenni.
5. I percorsi di affido si possono iniziare soltanto con bambini piccoli.
Assolutamente no! Possono andare in affido bambini e ragazzi di età compresa tra gli zero e i 18 anni. Non solo, i pre-adolescenti e gli adolescenti costituiscono un gruppo piuttosto numeroso che ha molto bisogno di persone disponibili ad accompagnarli verso l’età adulta in un periodo della vita molto delicato e importante.
6. È risaputo che le difficoltà con questi bambini iniziano col tempo e ci si ritrova soli a gestirle dopo l’affido.
L’équipe psico-sociale dell’Associazione CAF in collaborazione con i Servizi del territorio garantisce un accompagnamento costante e qualificato per sostenere quotidianamente i genitori affidatari nell’affrontare tutte le eventuali difficoltà che potrebbero eventualmente sorgere nel corso dell’esperienza di affidamento.
7. Si sa che se prendi un bambino in affido prima o poi te lo tolgono.
I progetti di affido possono avere durata variabile: pochi mesi, qualche anno o, in numerosi casi, non avere termine configurandosi come accoglienze definitive fino al raggiungimento dell’autonomia del minore accolto. Naturalmente, nel corso dei colloqui di conoscenza e degli incontri di preparazione, sarà possibile stabilire, con l’aiuto degli operatori, per quale progetto ci si sente più disponibili ad impegnarsi.
8. Una volta che finisce l’affido i rapporti con il bambino devono essere interrotti.
Una Legge recente ha chiaramente stabilito che i legami affettivi costruiti durante l’affido devono continuare nelle forme e nei tempi più utili per il minore.
9. Se tanto poi il bambino torna dalla sua famiglia d’origine, è inutile mandarlo in affido.
L’esperienza di affido serve a garantire al minore un contesto di relazioni più in grado di rispondere ai suoi bisogni educativi e affettivi in un momento particolarmente difficile della vita. Durante l’affido il bambino mantiene il rapporto con i suoi genitori e, una volta risolti i gravi problemi che hanno determinato la necessità di allontanarlo da loro, farà rientro a casa. Per gli affidatari la separazione dal bambino è un momento certamente difficile, ma anche molto bello perché si condivide la sua gioia e si tocca con mano quanto sia stato importante l’aiuto fornito in quel periodo.
10. Se l’affido deve essere solo un’esperienza di passaggio, tanto vale che il minore resti in Comunità.
Le Comunità sono realtà molto importanti per la protezione e l’aiuto dei bambini e degli adolescenti, ma stare in un ambiente familiare, anche se solo per un tempo definito, è generalmente una soluzione migliore per loro. Una famiglia, infatti, può assicurare maggiormente continuità e specificità nel prendersi cura del minore, fornendogli un luogo “caldo” e accogliente per tutto il tempo che ne avrà bisogno. Sappiamo, infatti, che per ogni bambino è molto importante poter avere delle relazioni privilegiate che lo facciano sentire “speciale ed unico” per qualcuno.