Continuo a guardare con tanta ammirazione le nostre famiglie MetaCometa, di cui mi ha sempre affascinato la capacità di mettere a disposizione il proprio tempo, il proprio cuore, la propria casa, insomma il mettere in gioco tutto, per donare serenità, amore e un posto sicuro per un tratto di vita a quei bambini che ne hanno bisogno. Perché lo fanno?
– Perché hai scelto di fare affido? E’ la domanda che ogni formatore pone all’inizio di un percorso di preparazione all’esperienza dell’accoglienza. Tra i motivi che più frequentemente spingono le persone alla scelta dell’affidamento familiare, i principali ruotano intorno al desiderio di “aiutare bambini e ragazzi a crescere”, “donando loro un legame” e “contribuendo a rendere migliore la società”. Alcuni genitori asseriscono che ci pensano da tempo, qualcuno fa riferimento alla propria famiglia di origine e alla propria infanzia, per altri è uno dei frutti della coppia appena creata. E mentre alcune famiglie affermano che hanno maturato la scelta con consapevolezza altre concludono che le scelte nella vita si fanno con un “pizzico di incoscienza”.
Non è semplice riassumere le motivazioni dell’esperienza dell’affido. Non si può fare un elenco definito e non esiste una lista di risposte in cui ritrovare la propria motivazione o il sentimento standard in cui riconoscersi. Sono tante le variabili del cuore e della ragione, della gratuità e della sfida. dell’altruismo e della responsabilità sociale per cui ogni argomentazione può trovare motivo di esistere.
Allora provo a dare la mia risposta… e lo faccio elencando, non in ordine di importanza, i primi 5 fattori che, a mira di naso, hanno spinto me e la mia famiglia ad aprire le porte di casa all’accoglienza.
1. Lo fai perché aiutando l’altro arricchisci di senso pieno la tua vita e la famiglia che hai formato.
Per me e mia moglie l’affido era una possibilità, una risposta alla domanda “perché Dio ci ha fatto incontrare, ci ha voluto marito e moglie, ci ha donato dei figli…?” L’affido era una scelta di vita che tornava sempre, come idea, come occasione di aprirsi agli altri. Più si approfondiva, più cercavamo informazioni o testimonianze di chi già lo aveva fatto, più la vita ti riportava lì. E alla fine abbiamo cominciato”.
L’opinione pubblica considera spesso l’affido come un’esperienza “eccezionale” per genitori supereroi. E’ invece un’esperienza possibile per qualunque famiglia “sana” e generosa.
Capita che dopo una pubblica testimonianza ti facciano i complimenti e ti manifestino stima ed ammirazione. Questo da una parte è incoraggiante, ma vi assicuro, siamo una famiglia come tutte le altre e non siamo né dotati di poteri speciali né votati al sacrificio… e ci piacerebbe dire a tutti che l’affido è una esperienza che tante famiglie possono fare.
2. Lo fai per te, perché aiutando qualcuno cresci e maturi TU!
Da ogni accoglienza vissuta negli anni, ne siamo usciti più forti. A volte doloranti o amareggiati ma più consapevoli e cresciuti, anche come famiglia. L’affido è una esperienza di maturazione per tutti. E non serve certo che gli affidatari siano perfetti ma che vivano una versione ‘positiva’ di famiglia: un luogo in cui ci sia rispetto, in cui ci siano insomma le condizioni per crescere insieme, tutti!
3. Lo fai perché l’affidamento pur se temporaneo è «un dono per sempre»
– Ma come fate a lasciare andare, non vi affezionate? Certo che ci si affeziona, si coinvolge nell’esperienza quanto di più caro e prezioso tu abbia, il tuo cuore, i tuoi affetti, la tua vita. Ma i legami, quelli veri e profondi, sono “per sempre!”. Quando un bambino o un ragazzo sperimenta i benefici di un legame caldo e nutritivo, questa positività non viene meno nel momento in cui la relazione di convivenza con gli affidatari si conclude. Quel bambino diventerà un uomo migliore anche grazie al contributo positivo indelebile donatogli dagli affidatari.
4. Lo fai per i tuoi figli biologici
Qualcuno potrebbe chiedersi, ma i vostri figli cosa pensano? Come hanno vissuto l’esperienza dell’invasione di campo dei loro spazi e dei loro affetti?
Devo dire che li abbiamo messi spesso a dura prova. E nonostante tutto per ora non ci odiano.
Anche loro hanno fatto fatica, e continuano a farla. Ma sono cresciuti con il rispetto per le difficoltà altrui, la gioia di aver aiutato gli altri e l’imparare che tutto non è scontato e dovuto.
Penso, inoltre, che se un figlio naturale riesce a fare una buona esperienza di affido, forse è una delle esperienze migliori che gli può capitare nella vita, se riesce ad accettare che un altro gli porti via qualcosa, riesce a pensarsi e capisce di aver avuto qualcosa in più, che la sua vita è piena di tante ricchezze, genitori compreso, che deve imparare a guardare ed apprezzare
5. Lo fai perché dall’esperienza si impara che “per crescere un bambino è necessario un villaggio”!
Che educare e crescere un figlio è un bellissimo, faticoso lavoro di squadra. Che l’esperienza dell’affido ti insegna che i genitori devono fidarsi della rete che si costruisce attorno allo sviluppo di un progetto di vita di un ragazzo. Impari che insieme è meglio…Impari che la scuola, i servizi, le associazioni, la parrocchia (per il figlio in affido anche l’assistente sociale, il giudice, lo psicologo…) sono i tuoi grandi alleati per crescere ed educare un figlio.
Queste le prime 5 motivazioni che possono avere mosso la mia persona a vivere l’esperienza dell’affido… Aggiungerei uno slogan conclusivo…
PERCHÉ L’AFFIDO? perché e un profondo gesto di GIUSTIZIA e perché CI SI FA DEL BENE.